venerdì, aprile 14, 2006

Variazioni climatiche e pollini in atmosfera

I cambiamenti climatici sono eventi verificatisi anche nel passato più remoto, esclusivamente determinati da cause naturali.
Quelli recenti, che hanno prodotto, tra l’altro, un aumento della temperatura media del pianeta di 0,6°C negli ultimi 150 anni, sono invece da attribuire anche alle attività umane, che hanno fatto aumentare la concentrazione in atmosfera dei gas ad effetto serra, primo fra tutti il biossido di carbonio (CO2).
Una delle conseguenze dei recenti cambiamenti climatici è l’alterazione della produzione, della liberazione, della stagione di pollinazione e della distribuzione delle piante sorgente. Così negli ultimi anni è stato rilevato un incremento della concentrazione nell’aria dei pollini di betulla, ambrosia – specie in ambiente urbano - e cryptomeria.
Il dato più significativo riguarda, comunque, l’andamento della stagione di pollinazione di piante allergeniche, specie di quelle a fioritura invernale e primaverile; vengono riportati anticipi significativi della stagione di crescita di varie specie presenti alle nostre latitudini e il prolungamento della stagione vegetativa autunnale. Il nocciolo, la betulla, l’ontano, le graminacee, l’olivo tendono ad anticipare la pollinazione di 0,5-1 giorno l’anno mentre alcune piante estive tendono a prolungare il periodo della pollinazione; la parietaria, per esempio, libera polline fino in autunno in zone dove, fino a pochi anni fa, la fioritura cessava a settembre. La precocità della pollinazione sembra essere maggiore nelle città, probabilmente per un maggior incremento termico, con un anticipo fino a 4 giorni rispetto alle zone rurali.
La variazione della distribuzione delle piante sorgente ha portato la betulla a diffondersi a zone dove di solito non vi erano condizioni climatiche favorevoli, così l’olivo, la parietaria e l’ambrosia hanno spostato verso il centro Europa il proprio limite di distribuzione. Questo fatto fa ipotizzare la possibilità che si possano trovare nell’aria pollini di piante non abituali.
Tutto questo potrebbe modificare il quadro complessivo delle allergie da pollini e in particolare della severità dei sintomi che potrebbe essere aggravata dalla precocità e dalla maggior durata dell’esposizione.
Luca Tafi (articolo pubblicato su Il nuovo anno 9 n° 3)