venerdì, marzo 31, 2006

Disabilità e bisogni didattici speciali

“L’insegnante di sostegno può fin troppo spesso trovarsi in una posizione in cui lui e lo studente formano una specie di coppia reciprocamente idealizzabile, che proietta tutta l’insoddisfazione e la frustrazione nella gente intorno a loro. In questa posizione, l’insegnante di sostegno può vedersi come il solo alleato del bambino, diventando molto critico rispetto ai genitori e agli insegnanti della classe”. “In alcuni casi i leader del seminario hanno notato che gli insegnanti di sostegno costruivano delle storie elaborate riguardanti genitori ‘abusanti’ basate soltanto su alcuni commenti da parte dei bambini, a volte intese a suscitare una risposta solidale”. Queste e altre osservazioni sono svolte da Jeanne Magagna e Biddy Youell in un libro che vede assemblate sintesi di relazioni seminariali da parte di psicoanalisti e psicoterapeuti, e di lavori eseguiti da 12 insegnanti di sostegno partecipanti a un corso biennale, tenutosi a Firenze presso il Centro Studi Martha Harris, in collaborazione con l’I.R.R.E Toscana, dal titolo “Corso di formazione-aggiornamento sulle tematiche relative ai fattori emozionali nell’apprendimento e nell’insegnamento” (Difficoltà di apprendimento: Una prospettiva psicoanalitica, a cura di A.R. Badiali, J. Magagna, A. Molli, B. Youell, Firenze 2004). Il corso è consistito in 12 incontri annuali, nei quali son state discusse le relazioni che ciascun partecipante aveva preparato, scrivendo tutto quello che era avvenuto in classe, soffermandois soprattutto sull’interazione fra loro stessi ed il bambino che avevano in carico. Oltre, e a complemento di questi “seminari di discussione di lavoro”, si sono tenuti “seminari teorici”, da parte dei docenti del corso, aventi per oggetto lo studio: “1) della relazione fondata sull’insegnamento e l’apprendimento, da un punto di vista psicodinamico, tenendo conto che, nel corso dello sviluppo, l’apprendere si svolge all’interno di rapporti di dipendenza, la cui qualità è di fondamentale importanza; 2) del pensiero e dello sviluppo all’interno delle tappe della crescita, soffermandosi sul significato profondo del processo educativo, partendo dalle dimensioni emotive dell’intelligenza, dallo sviluppo dell’identità sessuale, dai problemi che nascono dall’esperienza scolare.”
“Il Centro Studi Martha Harris si propone [...] di mettere gli insegnanti in contatto cn il proprio vissuto emozionale e di fornire una cornice teorica con la quale riflettere sul proprio ruolo, sul contesto del proprio lavoro e sui bisogni speciali dei loro particolari studenti”. Ma questo non riguarda, come è facile rilevare, solo il caso degli insegnanti di sostegno; questo è valido per tutti gli insegnanti. Di qui il significato e il valore più ampio del volume, alla cui base sta l’osservazione di Anna Molli, nella Introduzione: “L’apprendimento, perché possa effettivamente essere significativo, deve essere visto nella sua dimensione intellettuale ed emozionale in quanto la mente e l’affettività sono due aspetti strettamente legati fra di loro e solamente la loro armonizzazione permette all’alunno di sviluppare la propria personalità in modo completo”.
Sull’importanza delle emozioni nella formazione e nello sviluppo del pensiero hanno a lungo e in maniera approfondita scritto celebri psicoanalisti, in particolare, con contributi fondamentali, Melanie Klein e Wilfred Bion, che la stessa Mollo ricorda in apertura del libro, e in posizione eminente anche Donald Meltzer. Le emozioni nascono precocemente, già nei primi tempi della vita prenatale, e tutto lo sviluppo della mente, incluso quello razionale, risulta condizionato da esse.
Nello sviluppo della personalità del bambino vi è una sorta di “gioco” tra la mente della madre e il bambino; la Klein ha psospettatto una teoria del funzionamento della mente secondo la quale nello sviluppo della personalità avrebbero un ruolo fondamentale le relazioni con gli oggetti esterni che rapidamente diventano oggetti interni attraverso i procedimenti di identificazione e interiorizzazione. Procedimenti che iniziano precocemente, all’inizio della vita, e che proseguono, con particolare pregnanza nella scuola, in una fase così determinante per il futuro del bambino.
Bion osserva come con il processo dell’apprendimento il bambino fa di sé una personalità autonoma: l’apprendimento è un apprendere dall’esperienza, che scaturisce da esperienze emotive.
Meltzer ha, fra l’altro, messo in evidenza l’importanza del primo contatto con la vista della madre del bambino appena nato, come emozione estetica primaria.
La lettura del volume è quindi da consigliare, indipendentemente dalla partecipazione ad analoghi corsi – la cui organizzazione è tuttavia da elogiare ed incoraggiare – ad un pubblico ben più ampio di quello particolare degli insegnanti d’appoggio, a tutti gli insegnanti delle scuole, anche per un approfondimento di riflessione sul possibile contributo di natura pedagogica di esperienze emotive.