sabato, marzo 25, 2006

La sindrome di Fröhlich alla Cappella Sistina

Chi sfogli i volumi che sono stati pubblicati durante e dopo i restauri eseguiti di recente sugli affreschi della Cappella Sistina ed abbia cultura medica non può che rimanere fortemente impressionato soffermandosi sulla rappresentazione, ante litteram, di una sindrome clinica disormonica che solo dopo vari secoli fu definita dal punto di vista medico ed ebbe il nome di sindrome di Fröhlich: segni di essa si accennano piu volte nei grandi "putti"; sia in quelli "reggi-targa" sia in quelli delle "lunette" ed in particolare in quello appoggiato alla donna seduta che sta nella parte destra della "lunetta" di Ozias-Joatham-Achaz (cfr. pag. 247 di "La Cappella Sistina: i primi restauri, la scoperta del colore" di AA. VV, Ist. Geogr. De Agostini, 1986, Novara). Per la patologia qui raffigurata, ad uno sviluppo scientifico si giungerà all'inizio del XX secolo, quando il clinico viennese Alfred Fröhlich pubblicherà (nel 1901) un caso di tumore ipofisario senza acromegalia, con ipogonadismo ed obesità. Si riconobbe in seguito che in tale caso poteva verificarsi anche un interessamento dell'ipotalamo. Oggi si parla di "distrofia adiposo-genitale". Questa si riscontra in giovani di sesso maschile, obesi, a pubertà moderatamente ritardata, con genitali esterni assai piccoli e obesità di tipo femminile, specialmente della parte alta delle cosce. Quasi sempre la sindrome consente la maturazione dei malati in uomini fertili. Nei libri odierni di medicina come nelle notizie da Internet la sindrome di Fröhlich è ampiamente descritta e raffigurata. Ma neppure le figure del grande Atlante del Netter esprimono cosi bene il quadro clinico come il gigantesco putto.Fu speciale curiosità di Michelangelo a scegliere quel modello o fu semplicemente un caso quello che lo portò ad essere involontario precursore di quella sindrome distrofica cui avrebbe poi dato nome il Fröhlich?
Giorgio Weber (articolo pubblicato su Il Nuovo anno 7 n°1)