domenica, ottobre 02, 2011

Le modificazioni morfostrutturali del cervello che avvengono in adolescenza possono spiegare i tratti comportamentali tipici di quest'età?

L’adolescenza è stata definita come il periodo di transizione che caratterizza il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Durante questo periodo, gli individui acquisiscono le capacità necessarie per condurre un' esistenza relativamente indipendente dalla realtà familiare e una vita sessualmente attiva. Nella specie umana, l’acquisizione di queste abilità richiede dei cambiamenti a livello delle sfere cognitiva, emotiva e sociale, che agiscono in sinergia con cambiamenti concomitanti a livello biologico e ambientale.
L’opinione degli psichiatri e psicologi riguardo alla valutazione dell’adolescenza non è affatto concorde, soprattutto in ambito emotivo.
Anna Freud, Blos ed Erikson, pur con delle differenze, hanno evidenziato dalla prospettiva psicoanalitica come i compiti che l’adolescente si sente chiamato ad affrontare siano estremamente ardui: la ricerca di una propria identità attraverso le difficoltà connesse con l’affiorare degli impulsi sessuali, i cambiamenti esplosivi cui il corpo va incontro, lo svolgersi della seconda fase del processo di separazione individuazione, la conseguente emancipazione dal rapporto triangolare edipico coi genitori, il confronto coi pari che assume un’importanza primaria, la ristrutturazione del sé ideale e le nuove richieste imposte dal mondo degli adulti caratterizzano quest’età di passaggio e la popolano di insidie e ostacoli al punto che Laufer & Laufer parlano di un vero e proprio break down, punto di rottura, che per sua natura racchiude in se i germi di un possibile esito destrutturante.
Dall’altro lato c’è un punto di vista del tutto diverso, proprio della life-span developmental psychology (Baltes et al., 1980; Rutter et al. 1992), da cui scaturisce una visione dell’intero sviluppo dell’individuo come un susseguirsi fisiologico di fasi di progresso e ritiro, di apertura e regressione, di continuità e cambiamenti, in cui l’adolescenza rappresenta una naturale tappa, certamente ricca di mutamenti rapidi e nuove sfide, che però non assumono una connotazione necessariamente negativa né appaiono minacciosi e critici come nella visione descritta precedentemente.
Questi convinzioni sostanzialmente antitetiche, insieme con la diffusione delle moderne tecniche di neuroimaging e alla recente formulazione di strumenti di valutazione empirica dell’esperienza emotiva, hanno favorito il fiorire di studi sulle emozioni in età adolescenziale.
L'intento dello studio è di avvalersi delle più recenti evidenze ottenute nelle ricerche neurologiche per tentare di delineare come lo sviluppo neurologico, particolarmente intenso in questa fase della crescita, possa in parte offrire una spiegazione di alcuni particolari elementi distintivi del comportamento adolescenziale.
Dal punto di vista neurologico, lo sviluppo in termini morfologici, differenziativi e funzionali di alcune aree corticali tra cui quella prefrontale, che s’intensifica particolarmente in adolescenza e infine si completa intorno ai venti anni, rende ragione insieme naturalmente con l’accumularsi delle esperienze di vita, dell’aumento delle competenze cognitive e delle strategie di coping dell’individuo: l’adolescente rispetto al bambino ha un’accresciuta possibilità di valutare i diversi stimoli offerti dall’ambiente e di riflettere su di essi. Inoltre, ammesso l’innegabile ruolo che ha l’ambiente nello stimolare e favorire l’articolazione della vita emotiva dell’individuo nel corso della crescita, in adolescenza si può parlare a ragione di un moltiplicarsi di occasioni di sviluppo delle emozioni: sia dal punto di vista qualitativo che quantitativamente il “debutto” autonomo in società che avviene in questa età offre situazioni di incontro, confronto e scontro con figure diverse da quelle familiari e in contesti che spesso prevedono l’assenza di figure adulte di controllo (insegnanti, tutori, etc). Se si accetta l’idea dell’emozione innanzitutto come “risposta al nuovo”, è chiaro che in questa fase si modificherà grandemente la possibilità del verificarsi e la natura stessa delle esperienze emotive.

Le tecniche di neuroimaging strutturale e funzionale hanno permesso negli ultimi anni di ottenere informazioni fondamentali riguardo alla maturazione cerebrale e le prime evidenze hanno permesso la formulazione di ipotesi che traducono i cambiamenti strutturali e funzionali nei correlati comportamentali tipici dell’adolescenza.
Durante l’adolescenza si osserva un cambiamento del rapporto tra materia grigia, indice di densità cellulare delle fibre non mielinizzate, e materia bianca, indice di mielinizzazione (Paus et al., 1999; Dahl, 2001 Gogtay et al., 2004; Mabbot et al., 2006): queste modificazioni potrebbero essere l’espressione della combinazione dei processi di mielinizzazione e di potatura che avvengono in quest’età. La mielinizzazione consente una comunicazione più rapida tra le diverse regioni cerebrali mentre la potatura permette una codificazione neurale più efficiente: questi fenomeni potrebbero almeno parzialmente rendere ragione della diminuzione del tempo di reazione e dell’attività di manipolazione cognitiva che si osservano in adolescenza. Le modificazioni strutturali avvengono in un arco di tempo protratto ed hanno un andamento che sembra progredire dalle aree posteriori a quelle anteriori e dorsali così che la perdita di materia grigia nella regione parietale risulta più spiccata dall’infanzia all’adolescenza mentre la materia grigia della regione prefrontale diminuisce più marcatamente tra l’adolescenza e l’età adulta (Sowell et al., 2004; Gogtay et al., 2006) . Le modificazioni delle strutture sottocorticali non sono state ancora pienamente delucidate, pur tuttavia è stata dimostrata una diminuzione del volume striatale con il progredire dell’età mentre non sono stati osservati significativi cambiamenti del volume ippocampale.

Le prime evidenze di neuroimaging funzionale sembrano supportare il modello triadico di Ernst (2006) che ipotizza uno squilibrio funzionale tra corteccia prefrontale mediale/ventrale, lo striato ventrale e l'amigdala. La corteccia prefrontale mediale ha un ruolo di supervisione, l’amigdala media i comportamenti di evitamento mentre lo striato ventrale è responsabile dell’approccio comportamentale attivo. Questi tre sistemi fisiologicamente nell’adulto agiscono in equilibrio e assolvono le loro funzioni in cooperazione tra di loro. Il modello a priori di Ernst si basa sulle teorie evoluzionistiche: esso ipotizza che il cervello degli adolescenti sia sottoposto a cambiamenti unici che promuovono comportamenti adattativi e favorevoli ai fini della riproduzione. L’adolescenza è infatti il periodo in cui l’individuo inizia a rendersi indipendente dalla famiglia, acquisendo gradualmente l’autonomia necessaria a soddisfare i criteri per rivestire un ruolo di adulto in termini di vita sociale e sessuale. Lo squilibrio tra i tre sistemi menzionati potrebbe in parte essere responsabile dei comportamenti impulsivi di allontanamento dalla famiglia, che favoriscono la possibilità di intessere nuove relazioni con l’altro e con una prospettiva ancora più ampia promuovono l’accoppiamento e la diversità genetica della specie. I comportamenti di ricerca della novità e di assunzione del rischio facilitano la transizione all’età adulta. Queste premesse teoriche sono state confermate dagli studi di neuroimaging riguardanti questi tre sistemi: è stato evidenziato che in seguito a stimoli di rewarding (ricerca del piacere) lo striato ventrale si attiva più marcatamente negli adolescenti rispetto agli adulti (Galvan et al., 2006) e che gli adolescenti. attivano una minore porzione della corteccia prefrontale mediale e orbitofrontale (Eshel et al., 2007) Le acquisizioni coronali e sagittali della SPM99 T1 MRI brain, mostrano l’attivazione maggiore negli adulti di quei loci che regolano le funzioni di decision making (presa di una scelta). Questi loci si trovano nella corteccia prefrontale ventrolaterale e orbitofrontale di sinsitra e nella corteccia cingolata anteriore (Eshel et al., 2007)
Conclusioni
In conclusione, si può affermare che gli studi di neuroimaging morfologico e funzionale supportano l'ipotesi secondo la quale le sostanziali modificazioni che avvengono durante il periodo dell'adolescenza, in sinergia con i nuovi stimoli ambientali e con le nuove richieste del contesto, possano tradursi nei comportamenti e negli atteggiamenti tipici di quest'età. Tali comportamenti, favorsicono l'allontanamento dalla famiglia, la ricerca del piacere e l'apertura verso nuove relazioni: è evidente che dal punto di vista psichico e con una prospettiva rivolta all'individuo, questi comportamenti determinano il passaggio all'età adulta mentre da un punto di vista biologico ed evoluzionistico risultano adattativi e vantaggiosi per la variabilità genetica e la prosecuzione della specie.
Arianna Marconi, Dipartimento di Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell'Età Evolutiva. Policlinico Umberto I, Roma.