sabato, gennaio 06, 2007

Pinocchio, lo stargate e l'abbecedario

Sono fermamente convinto che accanto al nostro universo esistano altri universi paralleli. Cioè credo che accanto al nostro mondo reale e concreto si trovino altri mondi, altrettanto reali e concreti, nei quali vivono personaggi diversi rispetto al nostro standard, alla nostra realtà. In particolare sono convinto che accanto al nostro mondo esistono mondi paralleli nei quali vivono e crescono i personaggi della nostra fantasia, della nostra immaginazione o delle nostre paure.
Sono anche certo che questi mondi possono comunicare con il nostro attraverso portali ( del tipo stargate ) che hanno anche dei nomi conosciuti : si chiamano infatti creatività, immaginazione, paura, angoscia. Quindi queste dimensioni possono essere piacevoli, idilliache, ma anche molto sgradevoli.

Questa premessa serve soltanto per entrare nel tema in questione. Quando l’amico Luca Tafi mi ha chiesto di scrivere un pezzo su Pinocchio, perché è stato proposto come libro di testo nelle scuole francesi, ho pensato di cavarmela con il solito linguaggio di circostanza. Faccio di mestiere il dirigente scolastico in un Istituto che comprende scuole materne, elementari e medie (che, per questo, nello scontato linguaggio ministeriale, è chiamato “comprensivo”) e, come tutti i miei colleghi e come tanti altri personaggi legati ad un ruolo, ho un cassetto pieno di frasi fatte, di termini scontati e dovuti, di testi di circostanza che uso come registro di lingua nelle situazioni in cui mi sembra inutile un impegno creativo.

Quindi ho pensato in un primo momento di utilizzare le solite frasi: “ il burattino più famoso del mondo”, “il personaggio più vivo che mai “, “ libro immortale”, ma poi ripensando alle mie letture ed al piacere prolungato nel tempo che mi ha dato il portale aperto nel mondo del burattino mi sono detto che Pinocchio non si meritava un simile trattamento. Anche perché è ormai chiaro che considero l’universo di Pinocchio come un mondo reale, sicuramente migliore rispetto al mondo che riteniamo, chissà perché, come l’unico reale possibile

Quindi ho chiuso il mio cassetto del bravo burocrate ed ho cercato di aprire il cassetto arrugginito della creatività e della fantasia, poiché sono convinto che questo è l’unico registro di lingua possibile per Pinocchio.

Ma per parlare di un mondo intero occorrono anche molte parole e quindi chiedo scusa ai lettori se toccherò pochi argomenti, anche inesatti e incompleti; ma siccome la questione ormai mi ha preso, mi riprometto di ritornare sul tema se ci sarà spazio e tempo.

Pinocchio è stato scritto per caso, in modo tormentato ed in un giornale a puntate, da un mediocre scrittore che è riuscito, solo in quest’opera, a diventare grande e famoso.
Insomma, continuando ad utilizzare la mia discutibile metafora, Collodi ( che in realtà si chiamava Carlo Lorenzini ) ha avuto il privilegio di potersi affacciare ( appunto attraverso lo stargate ) nel mondo reale di Pinocchio riuscendo così a descrivere in modo esatto personaggi, caratteri, sentimenti , paesaggi.
Pinocchio è stato scritto nel 1881 a puntate sul “ Giornale dei bambini” col titolo di “ Storia di un burattino “ e solo nel 1883 diventa un libro col titolo “ Le avventure di Pinocchio” con le illustrazioni di Enrico Mazzanti.
Pinocchio nasce in Toscana, in una Toscana povera, uscita dal bonario e reazionario Granducato; nasce in una Firenze scaduta da capitale del Regno a semplice centro periferico e viene partorito da due padri-amici : Carlo Collodi lo scrittore e Enrico Mazzanti il figurinaio triste.

I lettori di questo capolavoro dovrebbero sfogliare le pagine degli illustratori di Pinocchio che hanno cercato in modi diversi di caratterizzare il burattino di legno con il suo vestitino di carta a fiori ed il cappelluccio di mollica di pane. Quello che, secondo me, coglie meglio di altri la poesia e la nostalgia del personaggio con la sua forza-fragilità di bambino-adulto è senz’altro Carlo Chiostri, sono molto interessanti le interpretazioni di Attilio Mussino e di Sergio Tofano ( quello del signor Bonaventura ). E’ molto lungo l’elenco di coloro che si sono cimentati in questa impresa : da Aurelio Galleppini ( quello di Tex Willer), a Jacovitti ( quello di Cocco Bill ), a Roland Topor ( un grande artista ), all’improbabile e sdolcinato Walt Disney.
Le figure, elemento essenziale della letteratura popolare, sono sempre state importanti perché hanno arricchito il testo creando i primi ipertesti, hanno permesso all’immaginazione dei lettori di potersi spostare a piacere tra testo scritto e particolari della illustrazione, hanno arricchito i caratteri tipografici definiti con le linee libere percorse dal fantasticare ed impreziosite dal ricordo personale.

Pinocchio, come tutti i capolavori, è stato ampiamente saccheggiato, interpretato, analizzato, manipolato.
C’è un Pinocchio politico, utilizzato dal fascismo, come prodotto autarchico opposto allo “ straniero” Topolino, un Pinocchio sovietico e proletario, un Pinocchio utilizzato negli anni 50 dalla DC, dal PCI e dal PSDI , un Pinocchio utilizzato dalla teologia con il tema della morte, delle resurrezione e della Madonna ( la fata turchina), un Pinocchio russo proletario, un Pinocchio caricatura inglese, uno picaresco spagnolo, uno americano con l’obbligo dell’ottimismo alla Disney. Il libro quindi ha subito molte riscritture utilizzando diversi filtri culturali ben lontani dall’originale modello toscano. Tutti questi modelli sono legati al nostro mondo ed alle nostre miserie e quindi non potrete trovarli al di là dello stargate.
C’è anche una pseudo analisi psicologica secondo la quale Pinocchio come antieroe non appare adatto alle certezze e rassicurazioni delle quali ha bisogno l’infanzia e quindi viene ridotto a libro per adulti, libro che i babbi comprano per loro con la scusa dei bambini.
Si sono confrontate molte teorie psicologiche, psicoanalitiche, filo religiose: quella di Servadio, quella di Jervis, quella di Bargellini. Non so bene che fine hanno fatto tutti i dibattiti del passato, i temi simbolici più frequenti: l’albero come fonte della vita, Geppetto genitore-creatore, mediazione tra mondo vegetale e mondo animale, natura vegetale e natura umana.
Mi sembrano francamente solo scuse per lanciare noiosi e pedanti “ messaggi intelligenti “.

Qualcuno ha voluto anche sottolineare, affascinato, la crudeltà pacata di cui sembra intriso il libro : Pinocchio ha i piedi carbonizzati, rimane intrappolato in una tagliola, viene impiccato, accoltellato,sta per essere fritto in padella, viene frustato, azzoppato, viene inghiottito dalla balena. Ma questo qualcuno ha letto le favole dei Grimm o le novelle più modeste della Perodi ?
Qualcuno ha persino accusato Pinocchio di razzismo e di discriminazione contro gli handicappati ( il gatto cieco e la volpe zoppa ), di crudeltà verso gli animali : la sfilata delle bare trasportate dai conigli, lo schiacciamento del grillo parlante.
Io invece voglio considerare il libro come la scoperta nelle profondità dello spazio-tempo di un nuovo mondo, a misura di bambino, assolutamente pacifico soprattutto se paragonato al nostro mondo iper-reale.

A Pinocchio non interessano i messaggi e le morali, gli scopi e le finalità, gli obiettivi ed i traguardi, interessa solo il filo della vita che si dipana.
Voglio anche ricordare, come esempio positivo, il film di Comencini realizzato con Nino Manfredi, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Gina Lollobrigida che ci ha regalato alcuni squarci interessanti perché forse è riuscito almeno a ricreare le ombre di un mondo che è perfetto solo nella fantasia. Aspettiamo con curiosità il film di Benigni che comunque ci sembra molto vicino al nostro personaggio.

Ora Pinocchio diventa un libro di testo per le scuole francesi: spero solo che venga ricordata la sua origine toscana, il suo retroterra, il mondo contadino del piccolo paese di una solitaria vallata dell’Appennino; altrove Pinocchio è sperduto e fuori luogo, non può vivere lontano dalla sua dimensione e dal suo pianeta che nella nostra realtà non esiste più ( lo possiamo scorgere soltanto utilizzando lo stargate ),

Secondo me il libro ha soltanto un elemento negativo : la trasformazione del burattino Pinocchio in bambino reale. Quando alla fine del libro Pinocchio di legno diventa un bambino in carne ed ossa, “coi capelli castagni,con gli occhi celesti e con un’aria allegra e festosa come una pasqua di rose “ c’è molta tristezza. Pinocchio attraversa il portale del suo mondo per sbarcare nel nostro spazio iperreale dove diventa un anonimo e qualsiasi bambino ( badate, non ragazzo, ma bambino ).
Un bambino confinato davanti alla TV di Berlusconi, che gioca con la playstation Sony, compera lo zainetto Invicta, mangia i biscotti del Mulino Bianco , apre le uova Kinder con sorpresa. Naturalmente la famiglia viaggia con la Brava grigia e la mamma fa la spesa alla IPERCOOP.

Di là dallo stargate restano soli: Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe, il pesce cane con Geppetto, la lumaca, La fata turchina, i conigli con la bara, Melampo un po’ spelacchiato, il grillo parlante ( che nel frattempo si è ripreso dallo schiacciamento), le povere case della montagna con i giochi dei bambini fatti di legno grezzo, dove ci si scalda al focolare, ed il libro di testo si chiama abbecedario.

Ma, continuando la storia, a tutto c’è un limite : quando il nostro bambino con gli occhi celesti si accorge che deve frequentare la scuola riformata dalla Moratti, che il nuovo babbo simpatizza per Buttiglione e la nuova mamma per Iva Zanicchi, esplode :
Basta! ricominciamo da capo……
C’era una volta… “Un re”, diranno subito i nostri lettori…
No, ragazzi, avete sbagliato. C’è solo Pinocchio, neo bambino di carne, che rivolta il culo e ritorna allo stargate, verso il suo vero mondo pieno di cari nemici.

Ecco perché, senza tante parole inutili, Pinocchio merita di essere un libro di testo, anzi di scuola, anzi un abbecedario per la vita dei ragazzi, spero, non solo francesi.
Italo Galastri