sabato, gennaio 13, 2007

L’obesità nell’infanzia

Oggi, in molti paesi industrializzati l’obesità nei bambini e negli adolescenti soddisfa i criteri di crescente epidemia. Negli Stati Uniti, la prevalenza dell’obesità nell’intera popolazione ha continuato a crescere dal 14,4% nel 1980 al 22,3% nel 1998 fino al 30% nel 2004. Secondo l’US Department of Health and Human Services, presto l’obesità supererà il tabacco come principale cause di preventivabile morte. L’obesità infantile non incrementa solo la morbilità in età adulta per ipertensione arteriosa, coronaropatia, ictus, colecistopatia, malattie respiratorie, apnee nel sonno, problemi ortopedici, cancro della mammella e del colon; le sue gravi conseguenze si presentano già nella tarda infanzia e nell’adolescenza con un incremento dell’incidenza del diabete mellito tipo II.
I fattori di rischio per l’obesità infantile comprendono la facile reperibilità di cibi altamente elaborati, di notevole contenuto calorico, serviti in abbondanti porzioni o confezioni e uno stile di vita sedentario con un minor tempo dedicato ad attività all’aperto ed un maggior tempo trascorso davanti al PC o alla TV. La condizione socioeconomica, che correla con l’obesità infantile: in molti paesi vi è una maggiore prevalenza di obesità nei gruppi in condizioni socioeconomiche disagiate; lo stress che può influenzare il comportamento alimentare modificando l’attività dei centri nervosi che regolano l’appetito.
Anche l’ambiente perinatale incide significativamente sul rischio per obesità e diabete mellito tipo 2 in età infantile; una insufficiente alimentazione materna durante la gravidanza e il conseguente basso peso alla nascita sono associati alla cosiddetta sindrome X in età adulta, indicando così che eventi fetali possono determinare una diversa “programmazione” delle vie metaboliche che modifica il metabolismo energetico in età adulta. Ci sono vari geni associati allo sviluppo di obesità infantile, tuttavia malattie genetiche definite, come la sindrome di Prader-Willi, sono riscontrate in una piccola percentuale di bambini obesi; quando presenti sono comunque responsabili delle forme di obesità nell’infanzia più gravi e ad esordio più precoce.
La prevenzione può avere successo solo con un’azione educativa combinata di scuola, attività sanitarie di comunità e media.
Le opzioni terapeutiche devono mirare ad una riduzione a lungo termine del peso corporeo e ad una sua stabilizzazione mediante la riduzione dell’introito calorico, migliorando la dieta e incrementando le conoscenze sui cibi sani e aumentando l’attività fisica dei bambini. Infine le modificazioni comportamentali del paziente e della sua famiglia fanno parte di molti programmi che al momento sono in via di valutazione.
Berthold Hauffa