venerdì, dicembre 09, 2011

Prefazione de Gli artisti rinascimentali italiani scienziati della crescita del bambino

Di seguito la prefazione del libro di Ivan Nicoletti di prossima pubblicazione Gli artisti rinascimentali italiani scienziati della crescita del bambino.

L’auxologia – ramo del sapere che indaga sulla crescita dell’uomo – è nata nel Settecento, quando alcuni scienziati hanno iniziato a misurare i bambini e a collegare le misure con le caratteristiche del loro sviluppo. Si è cominciato ad applicare ai dati rilevati – alle esperienze pratiche – la forma mentis e metodi matematici propri della scienza moderna. Si sono così introdotti nei circuiti scientifici, particolarmente medici e antropologici, medie (di statura, peso, circonferenze, diametri somatici), rapporti fra dimensioni diverse, relazioni fra crescita fisica e maturazione sessuale e sviluppo psichico e singole malattie, e il concetto generale di normalità.
Nell’Ottocento, lo scienziato belga Quételet ha elaborato la teoria dell’uomo medio, basato sui valori medi; modello superato nel Novecento, quando si è imposta l’idea che la natura è generatrice di variabilità e individualità, e che la crescita è dotata di una forte valenza individuale.
L’odierna auxologia studia e costruisce modelli indicativi di ciò che hanno in comune osservazioni e rilevazioni ripetute nelle medesime condizioni, relative alla popolazione sana e a gruppi colpiti da una particolare malattia o malformazione. Questi modelli indicano le caratteristiche che rendono un individuo simile a un altro, entro tuttavia un ampio campo di variazione, in un rilevante alone di differenziazioni, base della ineludibile specifica e personale individualità.

Ma qual era lo status culturale, quali conoscenze si erano accumulate e quali idee circolavano nei secoli, nei millenni precedenti il Settecento?
Gli storici, i medici e i demografi hanno evidenziato come il bambino, nell’antichità e fino al tardo Medioevo, sia rimasto in una zona d’ombra: pochissime le osservazioni di natura medica, assente l’idea di crescita (oggi così presente a partire dalla cellula primordiale): ci si limitava a catalogare il bambino in una classe di età definita con criteri biologico-sociali (età dell’allattamento e della dentizione, dell’apprendimento della lingua, dell’addestramento alla vita militare, dell’apprendistato, del matrimonio).
Le arti - pittura e scultura –fino al Tre-Quattrocento riflettono lo scotoma dietro il quale si nascondeva il bambino, rappresentandolo poco e in maniera standardizzata, e quasi esclusivamente in due fasi del ciclo vitale: nella prima infanzia come un piccolo adulto, riproducendolo appunto con le proporzioni adulte; e nell’età dell’adolescenza o ad essa prossima: l’interesse per le età intermedie fra i due momenti era pressoché nullo. Caratteristica delle raffigurazioni artistiche era anche la scarsissima espressione di una relazione emotiva o affettiva fra il bambino e l’adulto.

La situazione cambia con il tardo Medioevo e il Rinascimento, quando si affermano, com’è noto, una nuova cultura e un nuovo atteggiamento pedagogico. Le arti visive scoprono il bambino reale. E dei due aspetti sopra detti - quello somatico e quello affettivo-relazionale – quest’ultimo realizza per primo una svolta essenziale. Il Bambino per eccellenza (Gesù Bambino) si laicizza, si umanizza. La scuola senese e quella fiorentina della fine del Duecento e del Trecento cominciano a rappresentare la Madonna e il Bambino in affettuoso reciproco rapporto come avviene nella realtà fra una madre e un figlio tenuto in braccio. Nel Quattrocento, le proporzioni somatiche del bambino diventano con evidenza quelle proprie dell’età. Cessa così l’era del Dio Bambino e del piccolo adulto.
Nel Rinascimento avviene anche un’altra novità: i fanciulli e i ragazzi di tutte le età invadono le tavole dei pittori e si moltiplicano nelle opere scultoree. Si può tracciare una iconografia della crescita, dai disegni del feto di Leonardo al lattante, all’infante che scherza con la madre, al fanciullo, allo scolaro, al ragazzo di strada, all’adolescente che canta nei cori parrocchiali, all’apprendista, al giovane di bottega, al tardo adolescente, così come indicano le figure che riportiamo nel volume. Tutto ciò in Toscana, da dove tale iconografia si diffonderà ovunque, in Italia e negli altri paesi occidentali.

Gli artisti toscani del Quattro-Cinquecento descrivono con dettaglio e precisione il cammino verso l’età adulta, quello che chiamiamo, appunto, crescita. Questa descrizione è una indagine sulla realtà. La rappresentazione artistica “ha per le scienze descrittive [parte essenziale della nuova scienza rinascimentale] la stessa importanza che ha (per l’astronomia e le scienze della vita) l’invenzione del telescopio e del microscopio. […] La collaborazione degli ‘artisti’ ebbe, nelle scienze descrittive, effetti rivoluzionari” (Rossi, 1988).
Gli artisti rinascimentali raffigurando con acume - e competenza dovuta al loro puntuale studio della realtà – tutte le fasi del ciclo vitale, sottendono un filo che unisce le tappe dello sviluppo in un processo evolutivo che, attraverso continue modificazioni sia somatiche sia psicologiche strettamente connesse con l’ambiente familiare e sociale, conduce all’età adulta. Entra così nella cultura l’idea di crescita, non riconducibile a una semplice catalogazione di situazioni statiche, bensì pregna di un significato di maturazione,e destinata a essere associata al complesso meccanismo biologico, psicologico e sociale di costruzione e formazione delle generazioni adulte.

Il volume vuole essere un contributo alla storia degli studi sulla crescita: quando e dove nasce l’idea di crescita, la sua relazione con la cultura nella quale sorge e si sviluppa, e in quale relazione si pone con la moderna auxologia, studio scientifico dello sviluppo biologico dell’uomo. Vuole anche essere una testimonianza di come l’arte possa permettere di cogliere passaggi fondamentali della storia delle scienze. Il libro è pertanto destinato, oltre che ai colleghi medici, a tutti coloro che amano indagare e scoprire nell’arte tratti salienti dell’evoluzione della cultura.