sabato, febbraio 16, 2008

Note sintetiche di andrologia pediatrica: le patologie testicolari più frequenti

Molte sono le patologie che possono manifestarsi alla nascita o nei successivi periodi pre-puberale o puberale o post-puberale a carico dei testicoli.
Una di queste è rappresentata dall'idrocele, caratterizzato dalla presenza di liquido nello scroto. Tale liquido proviene dal peritoneo, cioè dalla cavità addominale che è la sede originaria dei testicoli. Da tale sede i testicoli percorrono un tragitto biologicamente predeterminato e condizionato dalla secrezione ormonale oltre che da strutture anatomiche, prima fra le quali il "gubernaculum testis". Si tratta di una specie di motrice che guida il testicolo nella borsa scrotale e qui lo salda in modo che non possa risalire nella cavità addominale.
Il testicolo, infatti si colloca nello scroto perché per una normale crescita e per un normale funzionamento necessita di una temperatura più bassa di quella dell'addome. E' comune esperienza delle mamme che la febbre determina un notevole rilassamento dello scroto, anzi spesso ci si accorge proprio da questo segno che il bambino ha la febbre. Si tratta di un meccanismo di difesa : di fronte al calore che proviene dall'addome, la muscolatura dello scroto si rilassa per allontanare il testicolo .
Entro il primo anno di vita l' idrocele scompare nel 95% dei casi; teoricamente nel giro di 2-3 anni deve scomparire del tutto a testimonianza della completa chiusura del canale aperto fra addome e scroto e che permette la migrazione della gonade. Una volta espletata la sua funzione il canale deve chiudersi.
Se il canale non si chiude , oltre alla presenza di liquido nello scroto, si possono verificare le ernie intestinali che rappresentano una patologia chirurgica con possibili manifestazioni di urgenza terapeutica; non solo, ma il testicolo spesso rimane mobile e quindi più soggetto alla torsione del suo funicolo vascolo-nervoso, evento drammatico caratterizzato da forte dolore spesso a prevalenza addominale (per le irradiazioni nervose e vascolari del dolore di tipo infartuale). La terapia è chirurgica ed urgente, pena la necrosi del testicolo.
Il testicolo mobile può, tuttavia, accompagnare per tutta la vita un maschio senza presentare l'evento torsione. Per quanto riguarda il significato della mobilità del testicolo, recenti studi hanno dimostrato come questo problema sia estremamente frequente nei maschi adulti che presentano problemi di infertilità senza possibili altre cause, per cui da parte di moltissimi Andrologi, fra i quali chi scrive, si consiglia la "orchidopessi", cioè la fissazione del testicolo prima possibile. Trattasi di un piccolo intervento, eseguito in regime di ricovero diurno, e con impegno biologico minimo.
Altro importante aspetto che contribuisce nell'indicazione all'intervento, è la possibilità di tenere il testicolo sotto controllo anche da parte della mamma. Una torsione del testicolo ritenuto in addome è evento non infrequente, di difficile diagnosi anche per pediatri esperti. Ma più drammatica è l'evoluzione di un cancro testicolare che non può essere diagnosticato poiché nascosto dalla posizione anomala del testicolo stesso.
Infine esistono studi effettuati con la fluorangiografia che mostrano una comunicazione, attraverso la circolazione linfatica, del liquido dell'idrocele con quello addominale. Tale comunicazione , aumentando la temperatura del testicolo, può impedirne una normale crescita, per cui è indispensabile monitorizzare con ecografie seriate nel tempo la crescita del testicolo.
Altri problemi possono intervenire nella migrazione del testicolo verso la sua definitiva sede anatomica: la discesa, per vari motivi può rimanere incompleta ed il testicolo non arrivare mai nello scroto ed arrestarsi in un punto qualsiasi del suo tragitto. Il criptorchidismo (cioè il testicolo non disceso o ritenuto) è caratterizzato dal fatto che il testicolo si trova nell'addome. Questa evenienza va corretta entro i due anni di età, poiché le statistiche dimostrano che i tumori del testicolo sono più frequenti nei casi di criptorchidismo corretti dopo questa età. Una eccessiva permanenza a contatto del calore addominale può inoltre determinare gravi alterazioni strutturali del testicolo, a volte irrecuperabili. Anche in questi casi è alta la percentuale di rischio di una torsione intra-addominale del funicolo. Dobbiamo , infine, sottolineare che il testicolo criptorchide operato va comunque tenuto sotto controllo specialistico anche negli anni successivi al suo riposizionamento nello scroto. A questo proposito, si coglie l'occasione per ribadire la necessità di continuare a seguire un testicolo operato per qualsiasi motivo, poiché non è certo che questo testicolo abbia risolto tutti i suoi problemi con l'intervento chirurgico ancorché tempestivo e ben condotto.
Altra patologia, legata al calore, che può determinare una crescita alterata del testicolo è il varicocele. Si tratta di vene varicose che si producono nel funicolo spermatico, nella stragrande maggioranza dei casi, al momento della pubertà. In questo periodo, il testicolo è l'organo del corpo umano soggetto alla maggior crescita volumetrica percentuale. Tale rigogliosa crescita, che si manifesta in un breve lasso di tempo , produce un grande afflusso di sangue arterioso che, per così dire, ingorga lo scarico venoso. Il varicocele è presente nel 15-20 % della popolazione pubere maschile mondiale, e può avere vari destini.
Spesso scompare spontaneamente; altrettanto spesso persiste e determina un rigonfiamento al di sopra del testicolo. Le vene varicose del testicolo permettono un reflusso di sangue dall'addome e quindi un aumento della temperatura del testicolo stesso. Tale situazione da moltissimi studiosi è stata messa in relazione alla infertilità maschile, se non fosse altro perché il 41% dei pazienti maschi che si presentano presso i centri per la infertilità presenta un varicocele . E' altresì vero che esistono maschi adulti con varicocele normalmente fertili. Di fronte ad un varicocele dell'adulto si studia lo sperma e si valuta se presenta alcune delle alterazioni da molti ritenute tipiche del varicocele; nei maschi non ancora maturi, si prendono in considerazione altri parametri il più importante dei quali è il volume testicolare. Poiché oltre l'85% del testicolo è formato da cellule che devono produrre spermatozoi, una diminuzione del volume testicolare sarà caratterizzata prevalentemente dalla perdita di queste specifiche cellule con conseguente alta probabilità di alterazioni della fertilità. Una differenza del volume testicolare che varia dal 10 al 20% nei giovani che non possono essere sottoposti ad esame dello sperma, può essere di per sé sufficiente per consigliare un intervento di correzione del varicocele: intervento della durata di ca. 20 minuti, con ospedalizzazione diurna e minimo impegno biologico.
Comunque è sempre la valutazione complessiva del giovane maschio che determina la condotta clinica, la quale presenta margini di "adattabilità" e richiede esperienza rispetto ai tempi ed ai modi di sviluppo del testicolo. Oggi, inoltre, quando non possiamo studiare lo sperma, abbiamo a disposizione esami che studiano la vascolarizzazione arteriosa e venosa del testicolo, oltre alla sua volumetria in maniera abbastanza attendibile.
Se il varicocele si manifesta dopo la pubertà richiede un immediato studio dell' addome ed in particolare dei reni, alcune affezioni dei quali possono manifestarsi proprio con un varicocele, più spesso destro, mentre quello puberale, nella grandissima maggioranza dei casi, è sinistro.
Il testicolo può presentare patologie anche nei suoi annessi, la più frequente delle quali è la cisti dell'epididimo la cui valutazione è delicata, poiché nella maggioranza dei casi si verifica una discrepanza tra la modesta importanza clinica della patologia e la paura che suscita questa neoformazione nel giovane maschio o nei suoi genitori. Un esame ecografico dimostrerà il contenuto liquido della cisti, ne potrà valutare le dimensioni anche al fine della successiva monitorizzazione. Per la terapia, la cisti dello epididimo merita sempre una valutazione specialistica e solo raramente questa è chirurgica.
Alessandro Papini

mercoledì, febbraio 13, 2008

Basse stature

Note di semeiotica auxologica
Classificazione auxologica delle basse stature
Istantanea auxometrica, cinetica della crescita, range bersaglio

Un esame accurato delle principali misure di un bambino (confrontate con quelle che il bambino dovrebbe avere per età e sesso) e un'analisi corretta della curva di crescita (della sua forma, della velocità e accelerazione notate nei vari periodi dello sviluppo) sono generalmente indicativi di stato di salute o di malattia. Devono pertanto precedere ogni ulteriore indagine (endocrinologica, radiologica o altro) che potrebbe essere inutile o addirittura fuorviante.

Premessa
Come utilizzare le variabili fondamentali della crescita (misure antropometriche, rilievi morfologici, dati sulla maturazione somatica, sullo sviluppo sessuale) per formulare un giudizio di normalità o una diagnosi di malattia, o per controllare l'esito di trattamenti,o per predire la crescita residua? Auxologia - scienza della crescita - come semeiotica clinica: è il tema di queste note, indirizzate soprattutto ai pediatri di famiglia, ai pediatri endocrinologi, ai ginecologi dell'infanzia e dell'adolescenza e ai medici sportivi, tutti professionisti che svolgono nella collettività la funzione di monitoraggio della crescita dei bambini e degli adolescenti.
Sappiamo quali sono i fattori che indirizzano la crescita nella normalità o verso la deviazione dalla norma: possiamo invertire i termini, dedurre dalla osservazione della crescita di un bambino la normalità dei fattori di crescita o una loro alterazione, eventualmente connessa con una malattia.
In questa prima nota tratteremo della statura e in particolare della bassa statura. Ci soffermeremo in particolare su alcune questioni preliminari: quali carte auxologiche dobbiamo impiegare per valutare le misure da noi rilevate su un bambino? per classificare bassa una statura dobbiamo considerare il 3° percentile di una carta riferita alla popolazione di appartenenza del soggetto in esame oppure alla statura bersaglio e al range bersaglio calcolati sulla base della statura dei genitori? E ancora, il 3° percentile non è forse un limite troppo rigido per un giudizio clinico, per un sospetto di anomalia o di malattia?

Esame della statura
L'esame della statura. per giudicare se un bambino cresce nei limiti della normalità,
richiede due operazioni: un'istantanea auxometrica e un'analisi della cinetica.

Istantanea auxometrica
La misura di statura rilevata in un soggetto va confrontata con una carta auxologica (o con una tabella equivalente) per osservare a quale percentile (o a quale punto zeta corrisponde). Considereremo i percentili, che sono gli indicatori più conosciuti e utilizzati. Com'è noto, il percentile corrispondente alla misura del soggetto che stiamo esaminando indica la sua posizione rispetto alla popolazione utilizzata per costruire la carta auxologica (e la tabella equivalente).

Quale carta auxologica utilizzare?
Per decenni si è insistito sulla necessità di impiegare carte auxologiche costruite con
dati della popolazione di appartenenza del soggetto in esame.
Confrontiamo fra loro le carte nazionali italiane (2002), quelle britanniche (1995) e quelle USA indicate come 2000 CDC (2002) (fig. 1): si noti come siano sostanzialmente equivalenti
















Fig. 1 - Confronto fra le carte USA CDC 2000 (2002), quelle italiane nazionali (2002) e le britanniche (1995) (da S. Milani).

Recente standard e curva di riferimento dell’OMS
Negli ultimi anni sono state messe a punto, su proposta e per incarico della Organizzazione Mondiale della Sanità, carte (statura, peso ecc.) da 0 a 5 anni costruite su un insieme di gruppi diversi di popolazione, comprendenti soggetti sani, correttamente alimentati – e che hanno avuto allattamento materno -, vaccinati e vissuti in ambiente in cui fosse ridotto al minimo il rischio di infezioni e esistessero buone condizioni socioeconomiche (2006). I gruppi appartenevano ai seguenti paesi: Brasile, Gana, India, Oman, Norvegia, Usa. Tali carte hanno le caratteristiche di standard (si tratta infatti di valori cui dovrebbero tendere le misure dei bambini). Successivamente, nel 2007, le curve USA dai 5 ai 19 anni, sono state raccordate agli standard 0-5 anni sopra citati, in modo da smussare il passaggio dai 5 anni alle età successive (sia gli standard 0-5 anni, sia le curve di riferimento 5-19 anni sono reperibili a http://www.cdc.gov/nchs/about/major/nhanes/growthcharts/clinical_charts.htm); gli standard suddetti completati dai dati di riferimento 5-19 anni possono essere indicati come carte (e tabelle) OMS.
Nella fig. 2 abbiamo riportato i percentili 3° e 97° delle carte OMS sulle curve di riferimento toscane in uso presso il nostro Centro: si noti la sostanziale concordanza.











Fig. 2 - Percentili OMS riportati sulla carta
auxologica toscana, maschi (1992).

Basse stature
Verso carte auxologiche universali?
Si sta cercando di andare verso carte auxologiche universali e con valore di standard?
Si chiamano standard, come accennato, quando possono essere considerate riferimento per una crescita in cui si realizzi in pieno il potenziale di crescita. Ci si chiede se la definizione clinica di bassa statura consente l’uso di una carta auxologica universale.
Sappiamo che, per convenzione, in clinica si definisce bassa statura una statura il cui percentile sia inferiore al 3° di una carta auxologica costruita su un campione della popolazione di appartenenza. Ma, oltre a quanto già detto a proposito della somiglianza fra le principali curve auxologiche esistenti, si deve dire che quello che più interessa è se la statura è nei limiti rispetto alla statura dei genitori.
Quindi ci sembra che si possa affermare che, a fini clinici, si può utilizzare una carta auxologica universale in cui venga riportato un range di stature correlato con la statura dei genitori.

Graficizzare il range bersaglio
Il confronto con la statura dei genitori può essere visualizzato sulla carta auxologica indicando un range bersaglio dato dai due limiti
statura bersaglio + 2 DS (= circa 97° percentile)
statura bersaglio – 2 DS (= circa 3° percentile)
oppure dai due limiti
statura bersaglio + 1.282 DS (= 90° percentile)
statura bersaglio - 1.282 DS (= 10° percentile)

Ricordiamo che la statura bersaglio può essere calcolata, con buona approssimazione, con la formula: Somma della statura dei genitori + 13 diviso 2 (per i maschi) ; -13 diviso 2 (per le femmine).
Il range bersaglio calcolato con le deviazioni standard fornite da Tanner è:
Per il range 97°-3°
statura bersaglio ± (5,0x2) per i maschi
statura bersaglio ± (4,6x2) per le femmine
Per il range 90°-10°
statura bersaglio ± (5,0x1,282) per i maschi
statura bersaglio ± (4,6x1,282) per le femmine











Fig. 3 - Carta auxologica su cui è indicato il range bersaglio 90°-10° percentile.


Nel nostro Centro ci riferiamo ai limiti 90° e 10° perché i limiti convenzionali di normalità fissati al 97° e al 3° percentile vanno in realtà considerati come “intorno a” (com’è ovvio una statura al 4°-5°- 6°... percentile non ha necessariamente un significato clinico diverso da una statura al 3°- 2°- 1°... percentile, visti anche i possibili errori di misurazione).

Definizione di bassa statura
Per fini clinico-terapeutici, sembra opportuno impiegare il limite prudenziale del 10° percentile e definire bassa statura una statura inferiore a questo percentile, indicandola come moderata se uguale o al disopra del 3° percentile o accentuata se al di sotto del 3°.

Bassa statura in termini matematici
Si ha bassa statura in relazione alla statura dei genitori (alla statura bersaglio) - considerando il limite del 10° percentile – quando la seguente sottrazione dà un valore superiore a 1,282.
Standard Deviation Score della statura bersaglio – Standard Deviation Score della statura attuale >1,282 [Standard Deviation Score = (x-m)/DS]
Le carte OMS forniscono le medie e DS per età; le DS della statura bersaglio sono quelle della statura del giovane adulto/a della popolazione di riferimento OMS (noi preferiamo quelle di Tanner perché derivano da uno studio longitudinale (più adeguato pertanto alla clinica): 6,6 per i maschi; 6,0 per le femmine).

Prima conclusione diagnostica
Se la istantanea auxometrica indica una statura al di fuori dei limiti della norma rispetto alla statura bersaglio (secondo i limiti prudenziali) sono necessari un esame della cinetica della crescita e approfondimenti diagnostici; se indica una statura nei limiti della norma rispetto alla statura bersaglio, per una conferma di normalità o per un sospetto di patologia, è necessario solo l'analisi della cinetica.

Cinetica della crescita
Consiste in una analisi della curva della statura, costruita con dati restrospettivi, anamnestici, oppure con le misure rilevate dal medico stesso in visite successive.
Con la creazione della curva della statura si acquisiscono dati sulla velocità di crescita e si possono creare una curva di velocità e una di accelerazione (fig. 4).









Fig. 4 - Curve di velocità e di accelerazione (da Nicoletti, 1992).

Seconda conclusione diagnostica
Con l’esame della cinetica della crescita si sono acquisiti gli elementi semeiotici basilari per riconoscere le due seguenti forme: la bassa statura relativa e la bassa statura genetica e distinguerle dalle basse stature come anomalie o come forme patologiche.

Bassa statura relativa
Possiamo definire tale una statura nei limiti della norma per la popolazione di appartenenza, ma fuori dai limiti del range bersaglio. Può rappresentare semplicemente una variante della normalità, ma è opportuno che venga eseguito un follow-up della crescita.

Bassa statura genetica
È caratterizzata da una curva della statura che segue fin dai primi mesi di vita l’andamento di una curva percentilica posta al di sotto di quella del 10° percentile della carta auxologica, ma entro entro i limiti del range bersaglio; velocità di crescita staturale intorno al 50° percentile (tabelle di Tanner) o secondo la curva di velocità del 3° percentile (cfr. Nicoletti et al., 1994); maturazione scheletrica fra il 25° e il 75° percentile.

Classificazione delle basse stature dovute a patologia o anomalia

Una triade sintomatologica
Nel caso di bassa statura (da anomalia o da patologia), escluse quindi le due forme prima ricordate, la semeiotica auxologica deve sempre comprendere la triade:
• 1. istantanea auxometrica
• 2. analisi cinetica (velocità di crescita ed esame della forma della curva)
• 3. esame della maturazione ossea in termini di percentili.

Bassa statura costituzionale
• Curva della statura che segue l’andamento di una curva percentilica, ma con valori di statura al di sotto del limite inferiore del range genetico.
• Non collegabile ad eventi particolari.
• Oppure in relazione al deficit di lunghezza alla nascita (pretermine o deficit di crescita fetale – Intrauterine Growth Restriction).
• Maturazione scheletrica fra 25° e 75° percentile.

Ritardo di crescita e maturazione costituzionale
• Curva di crescita percentilica al di sotto del limite inferiore del range genetico, a partire dai primi anni di vita ma non alla nascita.
• Velocità di crescita intorno al 50° percentile finché segue la medesima curva percentilica, poi va progressivamente diminuendo (verso la pubertà).
• Maturazione scheletrica ritardata, con valori al di sotto del 25°, fino anche al di sotto del 3° percentile.
• Recupero nel corso della pubertà.












Fig. 5 - Ritardo di crescita e di maturazione costituzionale.


Bassa statura o ritardo da deprivazione psicoaffettiva (o psicosociale)
Come le precedenti, ma con rapido recupero variando le condizioni ambientali (psicologiche e sociali)

Basse stature disendocrine
Karlberg ha proposto un modello della crescita staturale in cui si mette in rapporto la curva con i principali fattori ormonali di crescita (fig. 6).

















Fig. 6 - Modello di Karlberg

Ipotiroidismo congenito
Il bambino non riesce a percorrere già il primo tratto della curva (fig.6).

Ipotiroidismo acquisito
• Possibile in ogni periodo della crescita, più frequente in fase prepuberale o puberale; di solito da tiroidite autoimmune.
• Ritardo di maturazione scheletrica più o meno rilevante.
• Possibile notevole accelerazione della maturazione scheletrica sotto terapia.

Bassa statura da patologia dell’asse ipotalamo-ipofisi-IGF-cartilagine
• SDS statura bersaglio – SDS della statura attuale > 2.
• Crollo della velocità di crescita già a 6-12 mesi, fino a valori molto bassi.
• Maturazione scheletrica < 25° percentile (con possibilità di valori anche uguali o superiori al 25°).

Bassa statura da ipogonadismo
• Curva di crescita che segue una medesima curva percentilica fino alla età in cui normalmente inizia la pubertà, poi se ne discosta verso il basso.
• Velocità di crescita intorno al 50° percentile finché segue la medesima curva percentilica, poi va progressivamente diminuendo (verso la pubertà).
• Maturazione scheletrica normale o ritardata (frequentemente al di sotto del 25° percentile).
• La bassa statura è generalmente transitoria.

Bassa statura da pubertà precoce
• Bassa statura che insorge dopo il picco di velocità puberale.
• Take-off della statura precoce (generalmente prima degli 8 anni nelle femmine e prima dei 9 anni nei maschi).
• Aumento di velocità della maturazione scheletrica.
• Inizio precoce dei caratteri sessuali.











Fig 7 - Bassa statura da pubertà precoce



Considerazioni conclusive
1. Un giudizio attendibile sulla normalità della crescita in statura richiede un confronto con la statura dei genitori (statura e range bersaglio).
2. Un limite per la bassa statura preferibile (per minore possibilità di errore) è il 10° percentile anziché il 3°.
3. Criteri auxologici utili per la diagnosi e per una classificazione clinico-terapeutica sono:
• la differenza fra Standard Deviation Score (SDS) della statura bersaglio e SDS della statura del soggetto
• l’analisi della cinetica della crescita
• l’esame della maturazione scheletrica.
Ivan Nicoletti

Da una relazione al Convegno sul Gh
Arezzo, 3 febbraio 2008

lunedì, febbraio 04, 2008

Un percorso di teatroterapia per conoscere e saper utilizzare le proprie emozioni

La Psicologia come ambito di studio si occupa dell’integrità dell’esperienza umana nelle sue dimensioni: mentale, corporea, relazionale. Il Teatro come ambito di studio si occupa dell’esperienza umana nella sua totalità di espressioni: mentali, linguistiche, corporee, relazionali, storiche.
Il teatro quindi non è (solamente) un “luogo” dove si va per distrarsi, ma una “attività di ricerca”, di studio, di conoscenza. Il teatro infatti può essere visto come un “dispositivo conoscitivo” molto articolato, mediante il quale si realizza una forma di conoscenza psicologica dell’uomo.
Quindi, pur avendo metodi diversi e diversi obiettivi, la Psicologia e il Teatro possono essere considerati ambedue forme di conoscenza del mondo umano. Ma possono anche essere visti, nella loro dimensione applicativa, come forme di comunicazione, modi di entrare in relazione, strumenti per inter-venire (situarsi tra) e provocare cambiamento, in una situazione, in una persona, in un gruppo.
Conoscenza, comunicazione e cambiamento vanno visti pertanto come momenti di un unico processo.
Se, in campo psicologico, l’attenzione con Freud era stata focalizzata sull’inconscio e la “immersione” nelle esperienze associate all’insorgenza dei sintomi, ora l’attenzione si sposta sui vissuti del qui-ed-ora e sulla dimensione consapevole dell’esperienza. La consapevolezza può essere raggiunta attraverso l’auto-osservazione, che presuppone una certa distanza, una non-identificazione con i contenuti mentali.

Definizioni di drammaterapia
Le prime formulazioni di “Drammaterapia” risalgono ai primi anni ‘60.
Le diverse definizioni mettono in evidenza gli aspetti creativi ed espressivi. Molti teorici sostengono che la Drammaterapia non è semplicemente l’uso delle tecniche teatrali in psicoterapia: sarebbe una disciplina estetica.
Potenziare la creatività e le abilità espressive del soggetto, usare le strutture del teatro, focalizzare l’attenzione sull’espressione simbolica delle emozioni e della comunicazione non verbale, sono obiettivi che distinguono l’approccio della drammaterapia dall’approccio psicoterapeutico ortodosso. Naturalmente il drammaterapeuta incoraggia anche l’espressione verbale delle emozioni, ma può farlo “proiettivamente” attraverso il gioco teatrale, e non necessariamente in modo diretto.
Nel 1979 la British Association for Dramatherapists ha proposto la seguente definizione:
La drammaterapia aiuta a comprendere e alleviare i problemi sociali e psicologici, inclusi le malattie mentali e l’handicap; facilita l’espressione simbolica attraverso la quale l’individuo (sia da solo che in gruppo) entra in contatto con sé stesso, per mezzo di attività creative strutturate che coinvolgono la comunicazione verbale e fisica.
Anche la National Association for Drama Therapy statunitense riconosce nella drammaterapia l’uso intenzionale di processi drammatici per raggiungere un obiettivo terapeutico (sollievo dai sintomi), l’integrazione emozionale e fisica, la crescita personale.
Le radici sono da rintracciare nel complesso humus culturale e teorico degli anni ‘60 quando il teatro affrontava le proprie potenzialità trasformative (riflettendo sulle innovazioni delle avanguardie dei primi decenni del secolo) e le terapie si focalizzavano sui linguaggi non verbali.
La drammaterapia quindi può essere considerata un approccio interdisciplinare, caratterizzato da diversi influssi, scaturito dalle tendenze anticonformiste degli anni ‘60-‘70, che mettevano sotto accusa la psichiatria ed il trattamento della sofferenza psichica, a favore delle “arti terapie”.

L’esperienza
Partendo da questo l’esperienza ha coinvolto 8 pazienti già in terapia individuale, un gruppo omogeneo per tipo di problema cioè il riconoscimento e la conseguente espressione delle emozioni. L’obiettivo del corso è stato quello di entrare, tramite la “grammatica” del teatro, in rapporto con il proprio corpo per riconoscere ed infine conservare ed esaltare la propria emotività, per usarla e non farsi sopraffare da essa.
Nei primi 8 incontri l’attenzione è stata posta allo strumento corpo e alla percezione, quindi esercizi perlopiù volti ad attivare la sensorialità e la corporeità, atti a sviluppare la percezione di sé e, attraverso questa, la coscienza di sé. Obiettivo era quello di imparare come le singole parti del corpo interagiscono, e che si può esercitare un controllo sui movimenti. Alcuni esercizi sono serviti a misurarsi con gli altri e ad equilibrare socialmente la propria espressività.
Con gli esercizi sulla gestualità è stata approfondita la conoscenza delle possibilità espressive del corpo: diventando consapevoli della forza comunicativa dei gesti; si è indotti a riflettere sulla correlazione fra movimenti ed emozioni; si scopre che la comunicazione umana passa in larga misura attraverso il linguaggio non verbale. Si scopre infine che ogni gesto è una battuta.
Negli altri 8 incontri l’intenzione principale è stata quella di liberare nei partecipanti quelle potenzialità espressive che in genere i bambini possiedono in tenera età e che purtroppo tutti crescendo tendono a perdere e ad inibire. Quindi gli esercizi hanno guidato il gruppo a comprendere quanto la modalità con cui ci esprimiamo sia fondamentale per veicolare il significato delle parole, e per sostenere il senso e il valore del linguaggio verbale, e la forza dell’emozione a queste correlate.
I risultati ottenuti sono stati sorprendenti: gli incontri hanno premesso di dimezzare il tempo della terapia individuale, questo grazie all’utilizzo del gruppo, che ha funzionato come cassa di risonanza nel velocizzare l‘apprendimento delle emozioni e rendere più immediata la sperimentazione nell’espressione delle stesse. All’interno di un gruppo infatti il vantaggio è sicuramente quello di creare una “micro-realtà”, che permette ai partecipanti di verificare in vivo la reazione da parte degli altri alle loro azioni, e quindi di calibrare modi e tempi nel rispetto di sé e dell’altro.
Erika Cardeti