giovedì, dicembre 28, 2006

Gravidanza. Riflessioni di una psicoanalista

Da che mondo è mondo – lo vediamo attraverso miti, favole, racconti – l´uomo prova timore e paura di fronte all´incerto, in una parola, lo assale l´angoscia. Anche di fronte all´incertezza che implica il processo di gravidanza, come pure il momento del parto, sorgono timori che, occorre dirlo, non sono necessariamente sempre coscienti.

Come avviene nella pubertà e nella menopausa, il periodo in cui la donna è in stato di gravidanza, significa per lei attraversare una fase di cambiamenti profondi, tanto psicologici quanto fisiologici. È un periodo di crisi, nel senso evolutivo, in cui riappaiono, insieme a problematiche corporee, conflitti psicologici di altri momenti di vita, risolti o non risolti, scaturendo con grande intensità, cosí come accade per quelli che irrompono nell´adolescenza.

Oltre a ciò che avviene a livello fisiologico, la problematica che contemporaneamente irrompe mano a mano che avanza la gravidanza, conduce la donna a vivere un certo stato d´instabilità emozionale che può condurre con sè comportamenti inusuali, sconosciuti a lei e a coloro che la circondano. La percezione che qualcosa stia succedendo all´interno del suo corpo la porta a sentirsi vulnerabile, fragile, soprattutto nei primi tempi della gravidanza. In seguito, l´ecografia le darà la piena sicurezza della sua gravidanza, ma la sensazione di fragilità emozionale perdurerà durante tutto il processo.

Ciò significa che lascia intravedere che sta vivendo in un mondo interno complesso, a volte incomprensibile a coloro che le stanno vicino e perfino a lei stessa. In realtà, si tratta di una persona che sta cercando al suo interno come risolvere una crisi. A seconda che questa sia vissuta come un momento di trasformazione o come un momento drammatico, non voluto, si manifesteranno comportamenti differenti. Potremmo pensare che, probabilmente, nel primo caso ci si potrebbe aspettare un momentaneo disordine emozionale, mentre nel secondo potrebbero prodursi reazioni alla maternità, la cui natura sarebbe raccomandabile approfondire, auspicandosi un eventuale relativo trattamento, tenendo conto che le conseguenze della risoluzione di questa crisi perdureranno nella vita psichica.

Questa è una tappa, insieme al parto e al puerperio, in cui la donna deve passare attraverso processi di lutto, in quanto implica perdite e cambiamenti, tanto nella realtà psichica quanto in quella esterna. Menzioniamone alcuni: cambiamenti corporei, di ruolo: da quello di figlia ad essere lei stessa madre (che sia la prima volta o no che lo vive), nel suo ruolo sociale, per tollerare o no i mandati culturali, per perdere il bebè dal suo corpo nel momento della nascita, per dovere condividerlo, e per molti altri vissuti a cui ci troviamo di fronte nella nostra pratica clinica.

La tristezza, conseguenza dei cambiamenti menzionati, a volte si fa palese, altre volte no. Parlare del lutto implica pensare che, sebbene la gravidanza non sia una malattia, se una donna è passibile di cambiamenti a livello corporeo, mentale e sociale, può passare in certi momenti attraverso uno stato di tristezza che la paralizza. Dobbiamo comunque differenziarla dalla tanto menzionata depressione post-parto, che rappresenta uno stato clinico che deve essere diagnosticato e trattato in forma adeguata da uno specialista.

Sappiamo che il contesto familiare e sociale della donna in gravidanza è di somma importanza. Il compagno, la sua famiglia d´origine, l´ambiente, ecc., contribuiscono affinchè si senta compresa e sostenuta nella sua fragilità emozionale.

Noi psicoanalisti ci siamo occupati e abbiamo concettualizzato una condizione che è patrimonio di ogni essere umano e che si riferisce al modo di sentire e di vivere le situazioni della vita stessa, a come queste sono interpretate e a loro volta determinate dal nostro divenire emozionale allo stesso tempo che esse ci determinano. Questi significati sono propri di ogni persona, sono in relazione con le caratteristiche della personalità, appaiono mutevoli e dipendono dal momento comunicativo che si sta dando.

In relazione a tutto ciò, ci potremmo chiedere: “ che emozioni suscita intorno a lei la donna in stato di gravidanza, nella sua famiglia, nel medico e nell´èquipe che la segue? Che emozioni produce in lei la situazione vitale che sta vivendo, sia in relazione alla gravidanza in sè che in relazione all´ambiente in generale da cui è circondata? Che ruolo adempie il compagno durante questo periodo?

Quanto più è complicata la risposta a questi interrogativi, tanto maggiore è lo sforzo che lei dovrà fare per adattarsi, e maggiormente incerta sarà la soluzione che potrà dare ai suoi conflitti.

Ciò che possiamo dire è che il compagno riveste un ruolo importante in questa fase della vita. Soprattutto considerando il momento di crisi sociale che stiamo attraversando e che va a sommarsi alla crisi vitale della gravidanza. Il compagno, colui che comprende, assiste, sostiene emozionalmente, spesso in silenzio, è forse il piú colpito dal presente stato delle cose.
Non solo perchè sente che deve rispondere con tolleranza di fronte ai cambiamenti dello stato d´animo della sua compagna, ma perchè deve anche adempiere al suo compromesso come uomo in una società che sicuramente non sta attraversando uno dei suoi migliori momenti.

Per questo, pensiamo che sia necessario prendere in considerazione le vicissitudini emozionali della donna in un periodo così delicato e complicato, senza per questo sottrarre la poesia che esso può suscitare in chi lo vive. Ma occorre tenere presente che dobbiamo inoltre puntualizzare e attribuire la importanza che merita alla realtà concreta, esterna, in questi momenti difficili in cui la donna in stato di gravidanza e il suo compagno devono vivere. Ciò ci permetterà di determinare come questa realtà condizioni i vissuti emozionali e al tempo stesso come e in che misura questi ultimi la condizionino.

Per concludere, consideriamo che il periodo della gravidanza è una situazione vitale complessa che merita di essere presa in seria considerazione, senza che per questo si debbano disistimare i miti e le tradizioni che da sempre l´hannno accompagnata.
Liliana Ferrero